SAN GINESIO


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A ridosso dei Monti Sibillini, il borgo di San Ginesio, su cui sventola la Bandiera Arancione, ha un impianto urbano medievale racchiuso da un’ampia cerchia di possenti mura che conservano ancora camminamenti di ronda, feritoie e torrioni. Il borgo, che fa parte dell'associazione I borghi più belli d'Italia, è ricompreso nell'area del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

 

 

Il nome San Ginesio deriva da quello del suo patrono, martire cristiano, le cui spoglie sono conservate nella Collegiata, principale monumento del borgo, di fondazione romanica e con facciata tardo gotica. Al suo interno sono conservate numerose opere d’arte fra cui un crocifisso ligneo e tele di Zuccari, Pomarancio, Simone de Magistris. Nella cripta si ammirano gli affreschi di Lorenzo Salimbeni del 1406.
Quasi coeva alla Collegiata è la Chiesa di San Francesco, dall’armonioso portale e dall’abside poligonale. A pochi passi si trova l'antichissima chiesa di S. Michele, dal bel portale gotico e con un'edicola interna affrescata da Stefano Folchetti, pittore locale di echi crivelliani.

 
   

Piazza Gentili

   

 

Del periodo gotico restano le mura castellane e i portici superstiti dell'Ospedale dei pellegrini (XIII sec.), così detto perché vi ricevevano assistenza e ospitalità i pellegrini che transitavano per San Ginesio diretti a Loreto o a Roma, quasi sempre a piedi.
Tra gli altri edifici di rilievo, si possono ricordare le chiese di San Gregorio, di Santa Maria in Vepretis e dei SS. Tommaso e Barnaba e il Teatro "Giacomo Leopardi", eretto sull’area dell’antico palazzo Defensorale, demolito nel 1860, e, infine, quattro porte superstiti delle antiche mura cittadine.

 

 

Ospedale dei Pellegrini

   

 

   

 

Il patrimonio museale di San Ginesio è raccolto soprattutto nella Pinacoteca Scipione Gentili, che comprende una sezione antica e dipinti ricompresi tra la metà del XV e il XVII secolo, oltre ad una sezione moderna con opere contemporanee, strumenti musicali ed arredi sacri. Molto importante è l’Archivio storico comunale giunto intatto dal 1199 che consente di ricostruire fedelmente secoli di storia marchigiana.
Nelle faggete di San Ginesio si trova uno dei centri di educazione ambientale delle Marche, Angolo di Paradiso. Nella frazione di San Liberato, compresa nel Parco nazionale dei Monti Sibillini, sorge l’eremo di San Liberato, fondato alle falde del Monteragnolo dai Signori di Brunforte, nel cui convento vennero traslate le spoglie del Beato Liberato da Loro che, abbracciata la regola di San Francesco d’Assisi, si ritirò in penitenza fino alla morte nell’eremo di Soffiano.

 

Il patrimonio museale di San Ginesio è raccolto soprattutto nella Pinacoteca Scipione Gentili, che comprende una sezione antica e dipinti ricompresi tra la metà del XV e il XVII secolo, oltre ad una sezione moderna con opere contemporanee, strumenti musicali ed arredi sacri. Molto importante è l’Archivio storico comunale giunto intatto dal 1199 che consente di ricostruire fedelmente secoli di storia marchigiana.
Nelle faggete di San Ginesio si trova uno dei centri di educazione ambientale delle Marche, Angolo di Paradiso.
Nella frazione di San Liberato, compresa nel Parco nazionale dei Monti Sibillini, sorge l’eremo di San Liberato, fondato alle falde del Monteragnolo dai Signori di Brunforte, nel cui convento vennero traslate le spoglie del Beato Liberato da Loro che, abbracciata la regola di San Francesco d’Assisi, si ritirò in penitenza fino alla morte nell’eremo di Soffiano. La nuova chiesa fu chiamata San Liberato ed in essa furono sepolti anche i Beati Fra’ Umile e Fra’ Pacifico, i due frati compagni del Santo, protagonisti di due capitoli dei Fioretti di San Francesco.
Il piatto tipico di San Ginesio è il polentone, ottenuto con una varietà di mais locale e servito con un sugo di carni miste. Il vino San Ginesio è uno dei 15 vini DOC della Regione Marche.
Tra gli eventi più importanti che hanno luogo a San Ginesio nel corso dell'anno ricordiamo: il Festival Internazionale del Folklore "Il Balcone dei Sibillini" (luglio/agosto) e la rievocazione storica Medievalia, Palio di San Ginesio e Battaglia della Fornarina (agosto).

 
   

Collegiata di Santa Maria Assunta

     

La Chiesa collegiata di Santa Maria Assunta, detta anche Collegiata è una chiesa cattolica romana nel comune di San Ginesio. Costruita nel XI secolo su una cappella paleocristiana, subì numerose modifiche e restauri. Il più importante restauro fu quello riguardante l’abbellimento della parte superiore del frontespizio, commissionato nel 1421 ad Enrico Alemanno.
Nel 1908 la chiesa divenne "Monumento Nazionale di Alta Antichità". La chiesa risulta inagibile a causa del terremoto del 2016. Il 18 novembre dello stesso anno, i vigili del fuoco portarono in salvo tutte le opere d’arte su indicazione della Soprintendenza. Tracce della vecchia cappella sono presenti sull’edicola a destra del portale, dove si ritiene fosse dipinta un’immagine del santo. La facciata presenta due livelli. Quello inferiore, più semplice, è in stile romanico, e quello superiore, più elaborato è nettamente gotico.

 

 

 

 Realizzata nel 1421 su disegno di Enrico Alamanno, è suddivisa in cinque prospetti di uguale larghezza ma di altezza differente. Rappresenta l’unico esempio di stile gotico fiorito nelle Marche[2]. Gli elementi stilistici che la compongono si presentano contradditori l’uno paragonato all’altro, ma armonici se considerati nel loro insieme. Sulle pietre del portale di ingresso, inquadrato da un arco a tutto sesto, sono visibili antiche iscrizioni a ricordo di eventi atmosferici naturali ed un bassorilievo raffigurante San Ginesio con una maschera da attore. Accanto alla chiesa fu costruita la torre civica in stile romanico; la copertura a bulbo venne aggiunta nel XVII secolo. L’interno è a pianta basilicale con abside piatta.

 

Diviso in tre navate da pilastri cilindrici reggenti archi a tutto sesto, ha una copertura con semplici volte a crociera. Nel presbiterio è accolto un coro ligneo del 1500, al di sotto è ricavata la cripta, divisa in tre ambienti a volta.
Per volere di Clemente VIII, sotto l'altare furono deposte le reliquie del santo patrono del comune. Alcuni studiosi sostengono che sotto il pavimento giacciono le spoglie di Pipino il Breve e di sua moglie Berta.

 

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