Maria Riceci

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Quando nel 1921 la sua futura sposa arrivò a San Francisco, mio padre la presentò alla vicina Maria Riceci. Lei fu la prima amica di mia madre in America, aveva diciassette anni di più e rappresentava la guida femminile di cui la mamma aveva bisogno per adattarsi a una vita totalmente nuova. La mamma aveva perso sua madre solo quattro mesi prima di partire, le mancava suo padre e anche sua sorella Irma, nonostante non avessero mai avuto un rapporto particolarmente intenso. Era molto timida con suo marito che per un po' le sembrò uno sconosciuto. Maria insegnò a mamma tutte le cose che non sapeva e tutto quello che sua madre non le avrebbe mai detto: sua madre non avrebbe potuto spiegarle come si svolgeva la vita in America, e non avrebbe mai voluto chiarirle tutti gli aspetti della vita di una donna sposata. Maria era disinvolta, di ampie vedute, fiduciosa, semplice e mondana allo stesso tempo. Fu mia madrina quando venni battezzata, senza alcun festeggiamento, un giorno in cui lei stava aiutando mia mamma, la prima volta che mi ammalai. Avevo solo pochi mesi e contrassi la pertosse così decisero che la mamma avrebbe dovuto fare a meno delle celebrazioni di un battesimo domenicale e che dovevo diventare cristiana prima del fine settimana.

 

Non sembrava che fossi in condizioni particolarmente critiche, ma, vista la loro profonda fede, decisero di affrettare il rito e mi portarono alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Maria prese molto seriamente i suoi doveri di madrina, non si dimenticò mai di comprarmi un regalo per il mio compleanno, né per Natale. Non sapeva né leggere né scrivere ma non aveva bisogno di annotare le ricorrenze sul calendario, ricordava tutte quelle che riteneva importanti. E quando diventò anziana e sua figlia Lena si dovette occupare dei suoi regali e dei suoi biglietti, Maria le ricordava sempre l'approssimarsi del mio compleanno. Lee portò avanti la tradizione di Maria, dopo la sua morte e per i primi anni firmava i biglietti "da Maria". Maria sapeva a memoria anche le ricette delle torte e dei biscotti perché ascoltava attentamente quando le sue amiche ne elencavano gli ingredienti; sapeva anche come preparare una bevanda analcolica a base di estratti di radici. Comperava caramelle e gelati ogni volta che veniva a trovare noi o qualunque altra famiglia nella quale c'erano bambini e si arrabbiava con suo marito, ripetendo: "Volevo portare qualcosa ma lui non si è voluto fermare al negozio, e anche quando insistevo nel gridargli 'fermati, fermati' lui è passato dritto".

 

Lavorò a cottimo per decenni presso la Sigari Petri di North Beach, arrotolando a mano i sigari insieme ad altre immigrate italiane. Continuò a lavorare lì, anche dopo che andò a vivere al quartiere Bayview, dove erano italiani anche la maggior parte dei negozianti, cosicché riuscì sempre a fare la spesa e a pagare i conti senza imparare un parola d'inglese. La famiglia Riceci era una delle altre due o tre famiglie con le quali i miei genitori s'incontravano regolarmente la sera. Lee aveva sei anni più di me e veniva da noi con i suoi genitori, mentre suo fratello Ted (Fiorino) che era più grande, non veniva spesso. Gli uomini giocavano a carte (a briscola o a pedro) sul tavolo della cucina e le donne chiacchieravano lì vicino, i piccoli stavano in un'altra stanza. In inverno, si mangiavano le castagne arrostite e innaffiate con acqua aromatizzata alla granatina o con il vino. Quando terminava la partita a carte, la padrona di casa serviva biscotti o qualcosa che si addiceva al periodo, ad esempio il panettone, portava il caffè in bicchieri a calice ma abbastanza resistenti al calore, un limone per chi ne voleva la scorza, la bottiglia di grappa per gli uomini per correggere il caffè. Nei seminterrati, tutti distillavano la grappa dai propri vini.

 

Questo liquore aveva il colore trasparente dell'acqua ed era molto più forte del whisky e del brandy. Ricordo che veniva centellinata. Nel prendersi in giro durante le partite a carte, si beffavano scherzosamente di Maria: questi vecchi amici sapevano quanto fosse semplice e facilmente ingannabile. A volte, quando raccontavano storie esagerate e improbabili, lei interveniva ridendo e chiedeva "Davvero? E proprio vero?" e quando lei se ne usciva con queste espressioni di sorpresa, dava loro lo spunto per prendersi ancora più gioco di lei. Carlo una volta disse: "Sai che ho venduto la macchina e ora devo usare la bici?" E Maria con gli occhi sgranati: "Davvero? Stai dicendo che non hai più la macchina?" Quando tutti scoppiarono a ridere, anche lei rise poiché non c'era nessun intento malizioso nel beffarsi di lei e Maria ne era consapevole. Molti anni più tardi, quando una delle nostre figlie trascorse il Natale lontano da casa, decidemmo di registrare un nastro con tutti i messaggi delle persone a cui lei voleva bene, così andammo da Maria, la quale per alcune volte provò a recitare quello che voleva dire, poi pronunciò il suo pensiero nel piccolo microfono. Le facemmo poi sentire la registrazione e lei osservò: "Sono io che parlo? Davvero? Guarda un po' che cosa inventano in questo mondo!"

 

Aveva una bontà d'animo innata che la faceva sembrare ingenua, quasi sprovveduta, a tal punto che era impossibile non volerle bene, inoltre si affezionava sempre a tutti. Non provava invidia per nessuno e non faceva pettegolezzi neppure quando si ritrovava con altre donne che si raccontavano episodi sul ragazzine che era stato scoperto a rubare a casa del vicino, sul marito che maltrattava la moglie o sui sospetti di un tradimento coniugale. Maria al massimo poteva essere curiosa ma mai turbata. "Il mondo è cosi' affermava con quella saggezza con la quale accettava le debolezze umane e ne perdonava le mancanze. Durante la guerra, Lee si unì ai WAVE, un corpo militare femminile e gli amici le scrivevano le lettere che sua madre dettava loro. Anche io talvolta, dopo il lavoro, andavo a casa di Maria, così dopo cena potevamo scrivere a Lee. Fu la profonda motivazione che la spinse a imparare a leggere e scrivere il proprio nome, e in questo intento si applicò diligentemente. Una sera, appena finii di scrivere la lettera che iniziava con 'Cara Lena, la passai a lei che, meticolosamente scrisse: Maria Riceci.

 

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