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Mauro Mazzarini è un pittore di Montecarotto, autodidatta, che dichiara di cimentarsi con pennelli e tele solo dal giorno in cui un corniciaio lo incoraggiò nel suo lavoro. Abbiamo incontrato l’artista un pomeriggio di novembre, in occasione di una sagra a Serra dé Conti. Fuori i rossi ruggine, i bruni delle querce e i gialli sgargianti dei noccioli, deliziavano gli occhi. Come pure i borghi di mattone e le sparse case coloniche. Sembrava di essere dentro l’ebbrezza cromatica di un film orientale, dentro quell’otium da slow life che il nostro entroterra sa ancora regalare. |
A tal proposito il grande architetto De Carlo al Magistero d’Urbino aveva studiato aperture che davano su scorci ‘raffaelleschi’ del paesaggio circostante. Chi passa un po’ distratto può scambiare quelle aperture per dipinti veri. E pensare che ogni anno, solo nelle Marche, si perdono cinquemila ettari di paesaggio per costruire capannoni industriali e nuove abitazioni! Credo importanti queste note per capire l’opera di pittori locali fortemente radicati nel paesaggio umano e naturale, specialmente quando si sente di dover dipingere senza preoccupazioni di critica, di mercato e senza intellettualismi metropolitani. |
E in effetti, le opere che qui segnalo non sono il frutto di mode culturali, non siamo ai limiti di un’esasperata visività propria di tanta arte contemporanea. Qui sono solo in gioco i piaceri della vista, del genius loci, del vivere bene con pochi ma essenziali valori: un paesaggio che spazia dai monti della Sibilla al Montefeltro, la striscia d’azzurro, come ideale cornice, dell’Adriatico, il cibo ancora genuino, la strada che si può fare ancora a piedi, la vecchia quercia secolare, i papaveri rossi. |
Tutto questo provo nella visione delle opere di Mauro Mazzarini. Pitture sgargianti, realismo delle linee e delle forme che sfuma però in una poesia ingenua ma sincera, che ricorda alcune opere del francese Rousseau il Doganiere. Sono sicuro che la pittura di Mazzarini, la cui attività espositiva è iniziata nel 2003, dovrà ancora maturare in uno stile via via più completo. Eppure tutto lascia intravedere una mano felice, una tavolozza ben assortita, un senso del colore che emerge in sapienti sfumature. Ma, al di là della tecnica, c’è della stoffa, c’è qualcosa da comunicare che pian piano va oltre il buon artigianato pittorico, il bozzettismo oleografico, la captatio benevolentiae dell’osservatore. |
E’ la ricerca di un proprio linguaggio: i girasoli che diventano icone, i pini ad ombrello che solitari ricordano Carra e una certa metafisica, i viali alberati che sembrano quasi evocare un peregrinare esistenziale, lontano ed appartato, ma più sapiente rispetto ad altre aggregazioni umane (la città, la costa). L’augurio è che l’artista autodidatta continui ad approfondire la sua ricerca, lasciando però inalterata quella fragranza narrativa, che a fronte di altri inferni espressivi, sappia rendere ancora il sapore del paesaggio nostrano, di una civiltà severa, mite e ben ordinata. |
Gabriele Bevilacqua |
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Un cordiale incontro parlando di
pittura, Marche e mostre. |
Non ho pertanto riserve nel passare da una suggestiva videoinstallazione, come per esempio "city on fire" che provocatoriamente brucia monumenti quali la cattedrale luterana di Berlino (rimando al sito www.cityonfire.org), alla calma di una pittura pitturata, come appunto quella di Mauro Mazzarinì di Serra de! Conti, Mauro ha 46 anni. Ha iniziato a dipingere nel 2002, però precisa già da giovanissimo in campagna sì cimentava con scene di battaglia, paesaggi, vallate e addirittura vinse allora un concorso dì pittura. La passione, confessa, l'ha sempre avuta, solo recentemente, però ha preso in mano i pennelli. Ci voleva provare, mi dice, e ha cominciato con grandi campi di girasoli. Se gli domando cosa lo ha spinto a prendere questa strada, confessa con un certo candore che è una persona riservata e all'inizio quasi si vergognava dì dire di essere un pittore. Per questo molto gli ha giovato all'inizio l'apprezzamento dei familiari e il giudizio di qualche amico e di un corniciaio, noto che i suoi soggetti sono quasi tutti paesaggi. Ama rappresentare la terra dov'è nato, l'entroterra, marchigiano, un'atmosfera magica, soffusa, che incanta soprattutto chi la scopre per la prima volta. |
Certo gli piace anche i paesaggi marini e il mare, del resto, non è lontano e in collina si può vedere sullo sfondo. Le colline però sono uniche, hanno qualcosa di unico, specie quando c'è il grano con i girasoli, che dà una sensazione di terra dorata. L'autunno è speciale, il giallo, l'ocra, le sfumature di ogni campo, Tutto questo, continua Mauro, lo emoziona più dì un ritratto, di un volto, di un nudo. Anche le querce sono davvero magiche, con le foglie secche in terra, quasi una natura morta. |
Ogni giorno dell'anno c'è un'atmosfera diversa. Gli chiedo se si può essere più creativi qui in provincia o in una metropoli con tanti stimoli. Mi risponde che per lui è importante vivere qui, in un pìccolo centro, a Serra. E mi ricorda che in fondo anche il suo lavoro giornaliero, come autista, è importante, perché gli permette di vedere i paesaggi, le marine, tutti i giorni, con tutti i climi. Altrove, in un ambiente urbano, non sa proprio quale ispirazione gli verrebbe. Le Marche sono una regione con un cospicuo patrimonio culturale e artistico. Pochi sanno che tra i "tesori" nostrani, oltre a bandiere blu e arancione, parchi e riserve, vi sono pure ben 139 rocche e castelli, 72 teatri storici, 200 chiese romaniche, 163 santuari, 40 abbazìe, 344 fra musei e pinacoteche. Nei quadri dì Mazzarini c'è un vitale legame verso questo patrimonio, compresa quella qualità della vita che ci porta come regione ad eccellere nel panorama nazionale. |
La sua carriera artistica è solo agli inizi. Il primo riferimento critico è stato ìi pittore locale Cesare Monnati. Per questo vuoi vedere, conoscere, apprezzare l'arte del passato e quella più recente. Ama gli impressionisti, i toscani dell'Ottocento, Rousseau il Doganiere, In ogni quadro cerca di capire la tecnica» la resa, del colore. Sa di essere solo agli inìzi e quindi mi confessa di dover migliorare. Si rende conto del bisogno di un continuo perfezionamento. Sente di essere ancora legato ad una concezione della pittura troppo estemporanea. Per questo occorre quell'esercizio che permette di essere spontanei, di cogliere il dinamismo di oggetti nella loro immediatezza e ricchezza di sfumature. Mi permetto di chiedergli di cosa, arrivato fin qui, sente maggiormente bisogno. |
E lui, autodidatta con un'indubbia qualità seppure ancora acerba, senza esitazione confessa che chiede continuamente consigli. Un artista infatti non dovrebbe mai essere chiuso, orgoglioso. Le critiche, anche negative, aiutano a crescere, ad approfondire la propria visuale. E poi sente il bisogno di un contatto con i grandi artisti, con le mostre, i musei. Mi dice che lo ha impressionato molto nel 2008 la mostra di Urbino sull'impressionismo, come pure. quella perugina, curata da Vittorio Sgarbi, dove ha potuto ammirare capolavori di artisti come Corot, Cézanne, Van Gogh. Per chiudere gli chiedo quali progetti ha in serbo per il futuro. |
Senza scomporsi, mi risponde che ha intenzione di fare molte mostre, soprattutto per mettersi in gioco, superando quella ritrosia propria del suo carattere. Gli piacerebbe esporre per esempio in luoghi tipici, come certe belle enoteche o altri locali che pur non essendo vere e proprie sedi di esposizioni, si prestano però ad un'arte discreta e conviviale. |
Gabriele Bevilacqua |