II

PRIMA DEL TRANVE


Per la realizzazione del nuovo corso, poi intitolato a Vittorio Emanuele, fu necessario demolire una buona parte del ghetto ebraico; nella parte storica della città, lungo la nuova arteria, si costruirono palazzi moderni e di prestigio mentre gli edifici pubblici e monumentali, simbolo della modernità e del prestigio di un capoluogo di regione, vennero collocati nella parte nuova. Sorsero così il palazzo di giustizia, i teatri Vittorio Emanuele, originariamente con l'accesso principale da Corso Mazzini, e Goldoni; la caserma Villarey, il palazzo della Provincia e delle poste in Piazza Roma e, contigua la caserma dei Carabinieri. La piazza Nuova venne dedicata al Conte Cavour il cui monumento, opera dello scultore Aristodemo Costoli, venne inaugurato il 7 giugno 1868; una trentina di anni dopo il palazzo delle Ferrovie completerà il quarto lato della piazza occupando l'area degli acquartieramenti militari.

 

 

Corso Vittorio Emanuele II ripreso da Piazza Cavour; su fondo la chiesa del S.S. Sacramento con il caratteristico campanile.

 

Il 3 maggio 1861 fu inaugurato il servizio di illuminazione pubblica con cento lucerne che venivano accese dal tramonto all'alba in 19 luoghi fra strade e piazze. L'illuminazione era alimentata dal gas che veniva fornito dall'apposito impianto costruito sulla via Nazionale (oggi Mamiani), vicino alla chiesa del Crocefisso, dalla Società Anonima per l'industria del Gas di Augsburg (Baviera). Il 10 novembre dello stesso anno il Re tornò in Ancona per inaugurare il collegamento ferroviario delle città con Bologna; in pochi anni anche le altre linee (con Roma e Pescara) vennero realizzate e sorse la stazione ferroviaria, su progetto dell'Ing. Rinaldo Rinaldi, costruita nel punto d'incontro della strada litoranea con le vie dirette al centro cittadino e al Piano S. Lazzaro. Il problema secolare dell'acqua fu risolto qualche anno dopo e precisamente nel 1882, quando nel mese di giugno venne inaugurato il nuovo acquedotto che, prelevando il nobile elemento dai pozzi di Fiumesino, risolveva definitivamente i problemi di approvvigionamento idrico degli anconetani.

 

La strada di Porta Pia, oggi XXIX settembre, con numerose botteghe artigiane; la centro la mura, ancora esistente, sopra la quale doveva essere piazzata la Batteria Dorica con i cannoni per la difesa del porto. Lungo il marciapiedi i bei lampioni a gas appena installati.

 

 

 

Quando fu costruita la ferrovia Ancona - Pescara il tracciato in prossimità della stazione era diverso da quello odierno. Infatti nella planimetria del 1870 qui riportata, si vede la linea uscire dalla Stazione in direzione di Piano S. Lazzaro per girare a sinistra dov'è oggi la Fiat, attraversare Corso Carlo Alberto e la strada di Capodimonte (oggi Via Lotto) per infilarsi tra le casette e proseguire verso la lunga galleria del Foro per Passo Varano.

 

 

La conferma della situazione ferroviaria nella città ce la dà questo bel quadro dipinto all'epoca da Filippo Boni che ha ritratto tutta Ancona vista dalle rupi di Posatora, con a destra, in basso, la prima Stazione Ferroviaria appena costruita. Nel particolare ingrandito si vedono i due fabbricati della Stazione che saranno sostituiti, qualche anno dopo, da una nuova stazione più grande e funzionale con tettoia a protezione dei viaggiatori e che durerà sino al 1943 quando fu distrutta dai bombardamenti aerei. Nel particolare si vede chiaramente la linea uscire dalla stazione e curvare a destra, ai piedi di Via Lamaticci, per imboccare la vallata del Miano. Successivamente, per esigenze di ampliamento della città e miglioramentodella linea, i binari vennero spostati dove si trovano ancora oggi. La massicciata della ferrovia costituì, molto probabilmente, parte del sottofondo di Via Giordano Bruno, che fu aperta nei primi anni del '900.

 

Prese impulso anche la pesca con nuove barche a vela chiamate "paranze" e il Cantiere Navale Cattro realizzò un piropeschereccio con propulsione a vapore, a cui venne dato il nome di "Fazio"; ciò permise alla marineria anconetana di allargare il proprio raggio d'azione. A questa barca venne consegnata la bandiera tricolore, la stessa che avevano cucito di nascosto le nobildonne anconitane, capeggiate da Anna Fazioli, prima del 1860 e che sventolò all'arrivo del Re Vittorio Emanuele II; quella bandiera è ancora oggi conservata in una teca della Famiglia Fazioli a Pietralacroce. Nel campo della pittura eccelse Francesco Podesti, capomontese (1800 - 1896), che fu anche autore di prose e poesie e si dedicò alla scultura e all'architettura; fra i suoi maggiori dipinti sono da ricordare il "Martirio di S. Lorenzo", istrutto nell'ultima guerra, ed il "Giuramento degli anconitani nell'assedio del 1174", che fu posto nella sala consiliare del Palazzo Comunale di Ancona. Anche la stampa si adeguò alle nuove tendenze: dal 6 ottobre 1860 iniziò a pubblicare il "Corriere delle Marche", sostituendo il "Piceno", sostenitore del passato governo pontificio.

 

Bastione di S. Lucia attaccato a Porta Pia, che venne utilizzato quale cantiere per i lavori di costruzione della tranvia: in primo piano un deposito di rotaie e selci.

 

 

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