I vini nelle marche

 

 

 

 

 

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VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI

 

 

Il Verdicchio ha ormai un ruolo consacrato.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi, rispetto al tipo "Classico", non presenta variazioni nella composizione, nel colore, nella gradazione alcolica. La diversità sta essenzialmente nel comprensorio geografico che, rispetto a quello del Classico, è situato più a nord. Ed è chiaro che anche la natura dei terreni, il microclima e l'insolazione possono produrre talune diversità nel gusto.
Qualche scrittore, riferendosi al Verdicchio, sostiene che questo nome sarebbe addirittura più famoso di quello delle Marche. Un grande ambasciatore che come tale può e deve essere usato: il Verdicchio, come i tartufi di Acqualagna e di Sant'Angelo in Vado, come le olive ripiene di Ascoli, come il brodetto di tutta la costa.
L'uva Verdicchio è autoctona delle Marche centrali: non ci sono altre regioni dove crescano viti uguali o sorelle. Oltre ai tradizionali "Castelli di Jesi" e "Classico" e anche "Spumante", nel disciplinare del '95 sono stati introdotti: il "Riserva", il "Classico Riserva", il "Classico Superiore", il "Passito".

 

Interessa la maggior parte del territorio collinare della provincia di Ancona con fulcro nei castelli di Jesi, estendendosi fino alle valli del Misa e del Nevola, includendo parte dei comuni di Ostra e Senigallia.
La denominazione di "Classico" viene riservata al Verdicchio prodotto nella zona originaria più antica, quella bagnata dal fiume Esino.  Rientrano altresì in tale zona limitati territori della provincia di Macerata.

 

LACRIMA DI MORRO D'ALBA

 

Questo vino è conosciuto sin dai tempi remoti. Narra la leggenda che già nel 1167 Federico Barbarossa lo poté apprezzare allorché, posto l'assedio alla città di Ancona scelse come propria dimora il Castello di Morro d'Alba.
Questo vino si ottiene da un vitigno antico, il Lacrima per l'appunto, che veniva tradizionalmente "maritato" all'olmo e all'acero e si coltivava nelle colline che circondano Morro d'Alba. Il Lacrima ha rischiato di pagare a caro prezzo la politica "degli espianti": stava, insomma, per scomparire se alcuni difensori-estimatori non fossero intervenuti per farlo riconoscere DOC.
Il Lacrima viene imbottigliato in due diverse epoche alle quali corrispondono due vini diversi. Imbottigliato precocemente, quando cioè gli zuccheri non sono totalmente svolti, il vino si rivela frizzante ed amabile.
Se invece lo si imbottiglia a fermentazione completata si rivela un eccellente vino da pasto. il futuro del Lacrima, a detta degli esperti, è roseo.
Viene prodotto in un ristretto comprensorio a Nord del fiume Esino, nella collina media e litoranea della provincia di Ancona. Comprende il territorio di Comuni con al centro Morro d'Alba che dà il nome al vino.

 

 

ROSSO CONERO

 

 

Riferimento geografico della zona di produzione é il Monte Conero, un promontorio di origine pliocenica, staccato dalla dorsale Appenninica, che si erge dalla costa bassa per 572 metri a Sud-Est di Ancona per immergersi precipitosamente in Adriatico.
I terreni agricoli che derivano dallo sfaldamento del "Monte" originano vini strutturalmente diversi che conservano il carattere inconfondibile del Montepulciano. Sono interessati in tutto o in parte 7 comuni.
Le sue origini sono antichissime: v'è traccia di un monastero di Benedettini dove si produceva, con le uve raccolte alle falde del Conero, uno splendido Rosso. Forse furono loro a dare il nome attuale al vino, derivandolo dall'appellativo che i greci davano al corbezzolo o "ceraso marino", che cresce sui fianchi del Conero.
Al Rosso Conero viene anche riferito un giudizio elogiativo di Plinio il Vecchio nella sua "Naturalis Historia" laddove parla dei vini del versante Adriatico tra i quali particolare fama godevano quelli "anconetani". Riconosciuto DOC nel 1967, il Rosso Conero prevede l'uso prevalente di uva Montepulciano su quella Sangiovese.

 

Da questo primato del Montepulciano derivano le caratteristiche del prodotto: un colore rubino carico, un intenso profumo vinoso, pieno, fruttato e l'inconfondibile sapore ricco di corpo, asciutto, determinato e insieme vellutato e armonico. Un vino che si beve invecchiato intorno ai tre anni; anche se qualche esperto ritiene possa essere conservato più a lungo.

 

ROSSO PICENO

 

E' il vino più diffuso delle Marche: il suo comprensorio geografico racchiude una vastissima fascia collinare - litoranea di tre province (Ancona, Macerata e Ascoli Piceno). Sono escluse le aree di produzione del Rosso Conero e Rosso Piceno Superiore.
Un vino quindi delle terre degli antichi Piceni i quali raggiunsero, con questo "nettare degli Dei", già allora, alti livelli di quantità e qualità. Molte infatti sono le lodi che gli antichi autori fanno dei vini piceni. Polibio, nel descrivere il passaggio di Annibale nel Piceno, dice che con quei vecchi vini il condottiero rinfrancò e curò gli uomini e i cavalli ("opulenta fertili provincia exercitum alebat veteribus vinis, quarum permagna est copia, pedes equorum abluens").
Il Rosso Piceno va dal Cesano al Tronto ed è solo dopo aver attraversato il 43° grado di latitudine, che si trasforma in "Superiore". Il vino presenta un carattere ben definito anche se sono riscontrabili diversità strutturali imputabili alla estensione del territorio in senso latitudinale e per situazioni pedoclimatiche diverse.

 

 

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